Il giorno del primo volo con un passeggero è arrivato, lo sapevo già da una settimana, c’era un po’ la meteo incerta a causa di un bel po’ di vento, però verso metà giornata è arrivata la conferma da Silvio: “è volabile avvisami quando parti!”. Ho chiamato il Vale, il telefono era occupato quindi ho continuato il lavoro… “Magari ha cambiato idea!” inizio a pensare.
Invece no, non aveva cambiato idea! “Passo a prenderti!” ed è passato a prendermi, non ha cambiato idea neanche dopo. Salgo in macchina con tremila borse, quella del volo, quella del pc, quella delle piccole cose (portafoglio, telefoni, telecamera), “quella dei vestiti di ricambio l’ho dimenticata in corridoio” attimo di sclero tra me e me, neanche troppo trattenuto. “Ho dimenticato anche la borsa della macchina fotografica!” pazienza, oggi va così. Vale ha una maglia color latte e menta. Entriamo in autostrada e avviso Silvio che sono partita “sei da sola o con il Vale?”, “con il Vale!” e mi risponde “bene, così ci caghiamo addosso in tre oggi!”. Era ovviamente un riferimento alla condizione meteo, non troppo vento ma cumuli ovunque e nuvole strappate dal nord in quota. Continuiamo il viaggio e il Vale ha sempre una maglietta color latte e menta.
“Ci fermiamo in Autogrill? Magari c’è il latte e menta.” Vale rallenta (o forse no) e gli dico: “non adesso!” mi guarda un po’ strano “certo che non mi fermo adesso, vedi Autogrill?”. Probabilmente avevo immaginato il rallentamento, invece no, stiamo proprio andando a volare! Raggiungiamo un Autogrill pochi chilometri dopo e mentre lavo le mani in bagno penso “se scivolo adesso e mi faccio male non porto il Vale a volare!” la mia mente sotto stress funziona un po’ strana. Il latte e menta non c’è, prendiamo altro ma il tipo dietro al bancone è un po’ stanco evidentemente (perché dargli del rimbambito mi sembra poco carino) e continua a chiederci le stesse cose e farci aspettare “non c’è fretta tanto!” io inizio a rilassarmi. Poco prima di uscire entra un signore molto strano, sembra felice, balla al ritmo della musica “potrebbe essere un mio amico!” mi dice il Vale. Gli rispondo con “è vero!”, in realtà ho immaginato che fosse un assassino e che non saremmo andati a volare, invece no.
Ci rimettiamo in viaggio e arriviamo in aeroporto. Tralascio tutta la parte dall’arrivo alla preparazione dell’aereo (che aveva comunque già preparato Silvio). Siamo ora vicino al Coavio pronti per salire. Faccio sedere il Vale, controllo le cinture, chiudo la portiera, ormai è fatta. Mi sistemo anche io, gli spiego di aver pazienza per il caldo all’interno e che sarebbe migliorato dopo la messa in moto aprendo un pochino le prese d’aria. Controlli, messa in moto, aggiusto il numerino che segna il carburante e per fortuna Vale è bravo in matematica, rullaggio, allineamento alla pista, tutto seguendo scrupolosamente la checklist. “Casale radio IA418 allineato, decollo uno-otto” in quel momento ho pensato che un qualsiasi peggioramento delle condizioni meteo ci avrebbero ancora potuto risparmiare questo volo. “Decollo a discrezione!” la risposta. Quindi stiamo davvero andando a volare.
Giunge il momento di decollare. “Andiamo?” gli chiedo dandogli ancora la possibilità di ripensarci. “Andiamo!”. Senza più nessun pensiero: motore, direzione, alleggerisco e stacco. Come ogni volta che decollo in aeroplano questo è il momento preciso in cui mi piomba addosso la consapevolezza di quello che sto facendo ed ecco anche il senso di responsabilità di un’altra persona accanto.
Voliamo e mi diverto, non me la sento di stare in giro troppo perché i nuvoloni aspirano parecchio, in pianura e in collina c’è un pochino di turbolenza. Qualche virata neanche troppo accentuata e dopo il giro sul laghetto ho iniziato il circuito per l’atterraggio. “Quella è la pallina di cui mi parlavi?” mi chiede del virosbandometro. “Sì, dovrebbe stare in centro è leggermente spostata perché non sono rientrata bene dalla virata” e mi sono sentita un pochino giudicata, poi ci siamo accorti che aveva guardato un altro strumento. “Potrei tornare indietro nel tempo e stare zitta così non si accorge nemmeno!” penso.
Durante tutte le fasi del volo cerco di spiegare quello che faccio, senza troppi dettagli, giusto per chiacchierare un po’ rimanendo concentrata, è divertente! Una strategia per pensare in ogni attimo a quello che sto facendo. La condizione meteo non è delle più semplici, i cumuli aspirano molto, da 1500 piedi ci siamo ritrovati in un attimo un po’ più alti e anche togliendo tutto il motore senza variare l’assetto l’aereo non scende. “Faccio le orecchie!” i miei pensieri mentre immagino un vario in parapendio impazzire. Abbassando il muso siamo ritornati alla quota perfetta per il sottovento sinistro uno-otto e preparo l’aeroplano all’atterraggio (pompa elettrica). “Prova!” gli dico con parecchie perplessità e gli faccio tenere il comando “dobbiamo rimanere a 1500 piedi, poi tra un pochino lo riprendo per iniziare a rallentarlo” lo tiene stabile. Non avevo nessun dubbio, la preoccupazione è che possa succedere qualcosa di esterno, mettermi in difficoltà e non essere tempestiva.
Sono parallela alla pista, arrivo alla velocità giusta per la prima tacca di flaps. “Quando arrivo a quella casetta gialla lì, tolgo tutto il motore e iniziamo a scendere!” lo avviso di quello che sta per succedere. Mi chiede qualcosa che non ricordo “adesso è un momento delicato!” e rimango concentrata sui parametri, sono un po’ alta quindi allargo un pochino e poi rientro. “Velocità a 100!” mi dice Silvio in radio proprio mentre stavo per mettere l’ultima tacca di flaps. Ero un pochino veloce, ma mi sono aggiustata in tempo. Ci siamo, devo atterrare e voglio fare un bellissimo atterraggio. Respiro, tengo controllati i parametri e controllo la pista. Nell’attimo esatto in cui tocchiamo mi esplode un sorrisone in faccia per la felicità di aver fatto tutto bene!
Il Vale è stato un passeggero tranquillo che non mi ha creato distrazioni, abbiamo organizzato apposta questo primo volo con lui! Non gli sono neanche serviti i sacchetti “se ti viene la nausea i sacchetti sono qui!” gli avevo detto prima di andare in volo. Io ho fatto il mio primo biposto ed è un traguardo bellissimo e cosa più importante: il mio primo passeggero è vivo!
⭐ Considerazione del volo ⭐
“Ti è piaciuto il volo?” chiedo, consapevole della breve durata.
“Complimenti Jess, proprio brava! Devo dire che è in assoluto il miglior volo in ultraleggero che io abbia mai fatto!” io ero già felicissima, ma decido di approfondire.
“Avevi già volato in ultraleggero?” e mi pento nell’esatto momento un cui finisco la domanda.
“No, questa è la prima volta”.