In volo con Andrea

Il pensiero di portare in volo il mio istruttore mi ha tenuto compagnia per un po’. Il desiderio di voler fare tutto alla perfezione e donare un’esperienza piacevole e divertente. Quando ha confermato la presenza ho pensato “bene, ci siamo, sono pronta!” e l’attimo dopo di nuovo quel mal di pancia da ansia. Parecchio agitata ma felice.

Incastrando con il lavoro è arrivato per un tranquillo volo al tramonto e i caldi colori delle campagne del Monferrato hanno sicuramente appagato l’occhio con un panorama unico.

Due parole, una velocissima presentazione dell’hangar, ma avevo abbastanza fretta perché non volevo atterrare con luce scarsa… “Dai, andiamo in volo che poi se diventa buio non riesco ad atterrare!”. Sì, il tempo c’era, ma anche l’ansia! L’ho fatto salire sul Coavio, allacciato, chiuso “meno male che è arrivato a quest’ora almeno non si crepa di caldo” ho pensato. Salgo anche io e mi inizio a spulciare la checklist tenendola in mano come se fosse la prima volta, ci mancava solo che la tenessi sottosopra. Un respiro, mi concentro e ci sono! Cerco di spiegare quello che succede man mano che eseguo i controlli, il rullaggio, gli altri controlli, le prove motore, altri controlli. Per fortuna non mi mette in difficoltà con l’interrogazione e mi lascia fare. Concentrata e felice inizio ad allinearmi in pista “tanto poi quando stiamo per decollare te lo richiedo se hai cambiato idea…” gli dico ridendo, ma sembrava abbastanza convinto di rischiare la vita per un volo al tramonto sulle colline del Monferrato.

Siamo allineati “Casale-Radio IA418 allineato decollo 36” e Silvio in risposta mi dice che possiamo andare. Anche oggi ho la fortuna del vento che arriva da Nord così posso sfruttare la pista nel mio senso preferito!

“Andiamo?!” e Andrea è convinto. Si va! Tutto motore “a 80km/h stacca” il tempo di dirlo e a 79 siamo in aria. Commenta con un “bello!” che mi ha fatto sorridere perché mi è sembrato il mio “bello” di quando mi aveva fatta decollare la prima volta in parapendio da sola guidandomi in radio. Strane associazioni mentali, ma alla fine il volo è volo e l’emozione del decollo è simile in entrambi gli sport.

Controllo i parametri gestisco la salita tolgo i flaps e poi la pompa a mille piedi e poi a mille e cinque lo livello… Continuo a spiegare quello che succede l’attimo prima di compiere l’azione, almeno interagisco senza distrarmi.

In alto mi sono spostata sopra il laghetto “stiamo lì così ce l’ho come riferimento e non ci perdiamo!” lui guarda sotto e mi fa: “eh, è tutto uguale!” effettivamente l’unica preoccupazione al momento è di perdermi in giro. “Vediamo se li sopra è tranquillo e poi te lo lascio!” che poi alla sera non è che ci fosse da fare chissà quale studio sull’attività in aria.

Ci siamo. “Mi fido?” penso tra me. “Eh, certo è il mio istruttore di volo, di un volo diverso, ma è pur sempre un istruttore!” continuo a riflettere. Faccio qualche virata io spiegando un po’, poi gli chiedo “ti dà fastidio?!” perché a me viene un po’ di nausea se non sono io a pilotare, ma dice che è tutto a posto. Quindi: “prova!” e gli spiego come mettere i piedi, come usare i comandi e proviamo qualche virata cercando di tenere la pallina (virosbandometro) in centro. Alla prima virata mi rendo conto che non c’è una persona qualsiasi affianco, c’è Andrea che con la sua vela vola anche sottosopra e quindi le virate sono belle decise. “ok, forse la nausea viene a me!” non ricordo se l’ho solo pensato o se l’ho proprio detto.

Ero felice, tranquilla e concentrata. Per me un traguardo questo volo!

Gli spiego come usare i pedali, come impostare le virate, è ovviamente già “preciso” nonostante le mie spiegazioni. “Se poi ti piace, chiedi a Silvio, lui è più bravo a spiegare!” ci ridiamo su e ricevo anche un “sei brava anche tu!” di incoraggiamento. Continuo ad essere incredibilmente felice di questo volo.

Proviamo le virate, il volo lento, altre virate, discesa e salita. “Adesso cominciamo il circuito per l’atterraggio!” e inizio a spostarmi in direzione del sottovento sinistro 36.

Metto la pompa e poi spiego che devo ridurre la velocità rallentando l’aeroplano e sostenendolo, per poter mettere la prima tacca di flaps. Teniamo d’occhio la pista alla nostra sinistra e una volta superata “adesso tolgo tutto il motore e inizio l’avvicinamento con una virata…” gli dico per tranquillizzarlo su ciò che sta per succedere. “Lo togli tutto?”, “Sì, poi se serve possiamo sempre usarlo…” e ho fatto qualche accenno all’esame del biposto, in cui invece è richiesto l’atterraggio senza motore per simulare un guasto.

“Velocità e quota sono perfette” gli dico mentre metto la seconda tacca di flaps. Faccio un respiro profondo e mi concentro bene per l’allineamento in pista e l’ultima tacca. Comunico il finale in radio “ci sono 2 o 3 nodi da Nord, è perfetto!” mi risponde Silvio. Aggiungo un po’ di motore perché eravamo un po’ distanti. Tutto procede al meglio, superata la rete inizio a controllare il punto in cui sto per atterrare. Raccordo piano, anche se la velocità è perfetta, sento il Coavio un po’ troppo spinto, quindi raccordo delicatamente, lo lascio planare e all’ultimo la toccata! “Non è ancora finita!” penso mentre lo rallento. “Bello!” dico io soddisfatta e felice mentre stiamo ancora correndo in pista e con una pacca e qualche complimento possiamo festeggiare questa bellissima esperienza!

Indescrivibile ciò che sento con questo altro piccolo traguardo. Il volo regala esperienze uniche, indimenticabili e sempre diverse. Oggi sono felice quanto lo sono stata il giorno del mio primo volo in parapendio e credevo che ciò non fosse possibile.

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